L’ipersensibilità dentinale: diagnosi per una relazione migliore tra dentista e paziente
Parliamo di sensibilità
Formulare una diagnosi proattiva di ipersensibilità dentinale può aiutare a rafforzare la relazione tra professionista dell’igiene dentale e paziente. In un mondo che deve fare sempre più affidamento sui consulti da remoto, questa relazione assume particolare importanza. Una semplice domanda come “le capita mai di evitare un gelato o una bevanda fredda?" può fungere da trampolino di lancio e dare la possibilità di capire meglio come il paziente interpreta la salute orale.
Pensare in piccolo, non in grande
I dentisti si perdono l’opportunità di migliorare il coinvolgimento del paziente? La dott.ssa Koula Asimakopoulou, Reader in Health Psychology al King’s College di Londra, pensa che sia probabile: “L’ipersensibilità dentinale rappresenta un’enorme occasione di dimostrare che ci interessiamo sinceramente del paziente e vogliamo ascoltarlo anche quando ha solo piccoli fastidi, e non solo per dei problemi più gravi”.
Nelle ricerche condotte sui dentisti, per 9 su 10 è importante diagnosticare personalmente l’ipersensibilità dentinale (DH) nei pazienti.1 Eppure, solo il 39% pone domande proattive sul tema.1
Il prof. Barry Gibson, professore di sociologia medica presso la School of Clinical Dentistry dell’Università di Sheffield, concorda sui vantaggi offerti da un approccio proattivo alla ID nella relazione con il paziente: “I dentisti che prestano attenzione al tema dell’ipersensibilità dentinale dimostrano il loro interesse verso i pazienti, i quali saranno quindi più inclini a consultarli quando ne avranno bisogno. I pazienti ricorderanno positivamente l’esperienza e guarderanno al loro professionista di fiducia con favore.”
Il rafforzamento della relazione con i pazienti produce evidenti vantaggi anche per i dentisti stessi. In un sondaggio, il 99% dei dentisti ha dichiarato che la creazione e il mantenimento di buoni rapporti con i pazienti ne aveva spesso o a volte incrementato la soddisfazione, il 93% ha riferito che aveva spesso o a volte migliorato gli esiti clinici e il 97% ha indicato che aveva migliorato il tasso di visite dei pazienti.1
Il problema non è solo nella loro testa
Adottare un approccio proattivo e fare domande sulla ID è un esempio della nuova etica della cura, un concetto che sta prendendo piede in sociologia. Come ci spiega il prof. Gibson: “Un buon dentista applica questo tipo di etica della cura, si dimostra attento e si concentra sul paziente in quanto individuo. Se un paziente si presenta con il problema della sensibilità e il dentista non gli presta attenzione, non ci sono dubbi: in caso di progressione della condizione, il paziente se ne ricorderà in futuro.”
Facendo domande sulla ID il dentista si mette dalla parte del paziente e lo accompagna nel suo percorso dentale. “Quando il dentista legittima l’ipersensibilità dentinale, le dà importanza perché in primo luogo ne riconosce l’esistenza, secondariamente la normalizza e infine offre una soluzione”, commenta la dott.ssa Asimakopoulou. “Questo tipo di dialogo sarà particolarmente importante per il paziente, perché verrà rassicurato che non si sta immaginando nulla e il problema non esiste solo nella sua testa, bensì è un problema di origine fisica che merita il tempo e le attenzioni del dentista.”
A conferma di tutto ciò, le ricerche dimostrano come la percezione dei pazienti della qualità delle cure odontoiatriche e la probabilità che questi si rivolgano a un dentista sono correlate alla percezione che essi hanno del dentista in quanto caregiver.2 Secondo i pazienti, è più probabile che i dentisti che presentano le opzioni terapeutiche disponibili e mostrano doti comunicative ottengano livelli di soddisfazione più elevati nei loro pazienti.2
“Parlare dell’ipersensibilità dentinale come di un disturbo che non esiste, che non è reale o è di poco conto, che preclude la possibilità di un vero coinvolgimento. ”
I pazienti sono il centro di tutto
La creazione di un approccio incentrato sul paziente è importante. Secondo quanto emerso dalle ricerche, esistono cinque componenti essenziali dell’approccio incentrato sul paziente; senza di essi, i pazienti si sentono meno soddisfatti e compresi e possono sperimentare sintomi più forti:3
- Comunicazione e collaborazione (il professionista sanitario è empatico e si interessa delle preoccupazioni e aspettative del paziente, discute dei problemi e offre soluzioni).
- Relazione personale (il professionista sanitario conosce il paziente e sa quali sono i suoi bisogni emotivi).
- Promozione della salute.
- Approccio positivo (il professionista sanitario spiega chiaramente il problema e quando sarà risolto).
- Interesse verso l’effetto prodotto sulla vita del paziente.
Ricerche condotte in ambito dentale hanno riscontrato che la personalizzazione del rapporto paziente-dentista va ben oltre ciò che avviene dentro al cavo orale. I dentisti stessi raccontano che parlare della famiglia o di lavoro, condividere esperienze personali e prendersi il tempo di parlare con il paziente e ascoltarlo sono tutte azioni che aiutano a costruire la relazione.1
L’ID può offrire ai dentisti la possibilità di avviare una conversazione più personale con i pazienti. Il prof. Gibson sottolinea: “Credo che la storia che l’ipersensibilità dentinale è una non-condizione, o una condizione non vera o di poco conto, stia precludendo la possibilità di un vero coinvolgimento. In quel momento, la conversazione si chiude per tantissimi pazienti. Molti risolvono la questione dicendo: “Si tratta semplicemente di ipersensibilità, provi un dentifricio apposito”, ma non si dimostrano attenti né cercano di sviluppare ulteriormente la conversazione”.
La dott.ssa Asimakopoulou riconosce che per fare domande sulla ID potrebbe essere necessaria una modifica degli attuali comportamenti. “I dentisti potrebbero aver bisogno di supporto nel trovare il modo di inserire domande sulla ID nella normale routine. Fare domande sulla ID è normale, facile e accettabile. Se ci si pensa bene, è molto più strano non fare domande.”
Ovviamente, la ID potrebbe non essere un problema per molti pazienti. In genere si ritiene che un paziente su tre soffra di ID, ma i pazienti interessati potrebbero essere di più, poiché non tutti la percepiscono come un problema o sentono la necessità di parlarne con il dentista.4
Ecco perché, secondo la dott.ssa Asimakopoulou, è importante fare domande sulla ID nella pratica standard. “Si tratta di mettere il paziente al centro della discussione e lasciare che sia lui a dirigerla. Solo perché il paziente dice “No grazie, non voglio parlare di questo particolare problema” non significa che non si dovrà mai più sollevare la questione”.
Nonostante la distanza, non siamo mai stati più vicini
Il prof. Gibson sottolinea come all’interno dello studio dentistico esista una dinamica comunicativa unica nel suo genere. “Negli studi dentistici esiste una gerarchia tra il vedere e il sentire. Il paziente sente le cose, il dentista le vede. Vedere è però più importante che sentire.”
Con lo spostamento sempre più evidente verso telefonate e interazioni online da remoto, questa gerarchia è stata capovolta. La dott.ssa Asimakopoulou ritiene comunque che questa sia, per i dentisti, un’opportunità senza precedenti: “Credo che i dentisti dovranno pensare a come intervenire attraverso le loro doti comunicative”.
Aggiunge poi che lavorare indossando dispositivi di protezione personale (DPI) può ostacolare la normale interazione faccia a faccia. “Viceversa, le conversazioni online o per via telefonica dovrebbero essere molto semplici, perché non ci sono DPI di mezzo e anche online vengono applicati gli stessi principi generali che i dentisti usano nei consulti di persona. A mio parere si tratta di un’opportunità per offrire una cura di alto livello e coltivare il rapporto continuo con i pazienti.”
L’ID è ideale per i consulti da remoto. “È una condizione su cui è facile fare domande. Ne soffrono in molti, perciò è possibile normalizzarla e parlarne in modo diretto. In più, è una condizione facilmente risolvibile. I pazienti non devono apportare grandi modifiche al loro stile di vita: basta usare il dentifricio giusto”, spiega la dott.ssa Asimakopoulou.
L’ID si presta molto bene anche a creare un circolo virtuoso di lodi e gratificazione del paziente. Dato che tanti pazienti hanno già modificato il loro comportamento per gestire l’ID, ci si può congratulare con loro per aver già affrontato “la parte difficile”, aggiunge. “Se un dentista si mostra attento ed empatico verso una semplice modifica comportamentale, probabilmente si troverà in una posizione migliore per poter affrontare anche i cambiamenti futuri più complessi, perché avrà una relazione migliore con il paziente.”
Lei rigirare il cibo in bocca qundo mastica ?
Dedicare del tempo alla discussione sulla ID durante un consulto può essere facile e questa facilità aiuta a integrare lo step nella pratica quotidiana. Il prof. Gibson consiglia di chiedere ai pazienti se giocano con il cibo quando masticano, una volta aperto il discorso sull’ID, perché è un metodo facile per capire se il paziente soffre di sensibilità. Dai dati è emerso che l’80% delle persone intervistate riferivano di giocare con il cibo quando masticavano, spostandolo da un lato all’altro della bocca per evitare di toccare alcuni denti.5,6
“Per mostrare premura e attenzione, si può chiedere al paziente se rigira il cibo in bocca quando mastica. “Cerca di spostarlo per evitare determinati punti? Me ne parli meglio”. Bisogna formulare domande aperte e incoraggiare il paziente a parlare liberamente”, raccomanda il professore.
Il dentista può poi approfondire l’argomento attraverso il Dental Health Experience Questionnaire (DHEQ). Pur essendo nato per misurare le variazioni, racconta il prof. Gibson, il questionario può essere usato per tenere traccia della progressione della ID e come strumento per favorire il dialogo.
Naturalmente, l’uso del questionario deve avvenire nel quadro dei più ampi principi della comunicazione con il paziente. La dott.ssa Asimakopoulou suggerisce di iniziare la visita ponendo domande aperte, stabilendo un programma, soddisfacendo le esigenze del paziente, riassumendo le azioni e prefissando obiettivi intelligenti di comune accordo.
Aggiunge che questi principi base si applicano anche nei consulti da remoto. Infine, desidera rassicurare chi si sente preoccupato di fronte a questo nuovo mondo di comunicazione. “Anche se non ve ne rendete conto, praticate la comunicazione da molto più tempo di quanto non pratichiate l’odontoiatria!”
Iniziare il percorso
Nel passaggio ai consulti da remoto, i dentisti possono sfruttare la ID per mettere in luce gli aspetti più ampi del loro ethos odontoiatrico preventivo./p>
Come dice la dott.ssa Asimakopoulou: “È importante comprendere davvero il percorso di salute e malattia del paziente e trattarlo in maniera olistica in quanto essere umano.”
Doti comunicative di base7,8
- Ascoltare attivamente – porre domande aperte, non chiuse.
- Empatizzare.
- Usare un linguaggio comprensibile e non tecnico (es. “denti sensibili” e non “ipersensibilità dentinale”). Bisogna sapere che i pazienti meno preoccupati dei sintomi non si considerano affetti da sensibilità.9 Le domande sugli elementi scatenanti, come le bevande calde/fredde, che provocano qualsiasi tipo di sensazione sui denti, possono invece portare a delle risposte.
- Chiarire le informazioni e assicurarsi che il paziente le abbia comprese.
- Usare frasi brevi e parole di poche sillabe, facilmente comprensibili, invece di frasi contorte con parole lunghe.
- Rendere le frasi più comprensibili.
- Rassicurare il paziente.
- Sottolineare prima i punti importanti – e dire al paziente che sono importanti; ripeterli, se necessario.
- Essere specifici, non generici.
- Gli aspetti non verbali sono importanti ed è possibile sfruttarli nei consulti col supporto del video: linguaggio del corpo, espressioni facciali, postura, gesti, paralinguaggio (tono, intonazione, intercalari). Circa il 93% delle doti comunicative è non verbale, solo il 7% è verbale.
Consigli per i consulti da remoto
Psicologia dei pazienti e ipersensibilità dentinale
Ricontestualizzare l’ipersensibilità dentinale come una condizione cronica con un impatto psicologico può permettere ai professionisti dentali di contribuire con successo al cambiamento comportamentale dei pazienti.
Comunicare nella pratica
Buone capacità comunicative favoriscono la fiducia dei pazienti. Fare proattivamente domande sui problemi di salute orale minori, come l’ipersensibilità dentinale, può aiutare i professionisti dentali a mostrare empatia e a instaurare un rapporto con i pazienti.
Sensibilità: una panoramica
Approfondisci le tue conoscenze sull’ipersensibilità dentinale.